
Dicembre è costellato di feste molto sentite che racchiudono antiche tradizioni e la sua energia ci scorre sottopelle come un fremito elettrizzante. Ci immergiamo in un tempo sacro che attiva memorie arcaiche, legate non solo alla nostra fanciullezza ma ai gesti di antenati che nel corso dei millenni hanno considerato un evento astronomico, il Solstizio d’Inverno, come sacro: è la nascita della Luce. No, il tempo non è lineare, il tempo si conclude e ricomincia: dicembre ce lo ‘dimostra’ più di altri mesi.
Aspettando la Luce
Nel calendario i Krampus sono forse l’ultima presenza minacciosa e inquietante del buio prima che la luce torni a trionfare. La notte del 5 in molte regioni alpine figure di uomini-caproni dall’aspetto animalesco e panico (il dio Pan non era forse un mezzo caprone?) calano da montagne e boschi per le vie dei paesi minacciando con le loro fruste chi si avvicina o li guarda con sfida. I krampus rappresentano spiriti di una natura selvaggia e indomita, inquietante e aggressiva, se disturbata, e tradizione vuole che rapiscano anche i bambini cattivi.
C’è sempre un orco a minacciarli, i bambini ‘cattivi’, ma sono tanti anche i personaggi benevoli che li ricompensano con dolcetti e giochi.
Il primo nel calendario è San Nicola – o Nicolaus, Nicolò, Klaus… – ‘antenato’ di Babbo Natale e intreccio di tradizioni che sarebbe impossibile districare in poche righe! Mentre a Bari, città che più di tutte è a lui legata, San Nicola inaugura il periodo Natalizio, al nord San Nicolò segue i Krampus come il giorno la notte, sfilando per le stesse strade e portando sollievo e doni ai piccini. E siamo solo al 6! Per tutti gli altri, un cambio d’abito e… tornerà il 24!
Pochi giorni più tardi, il 13, arriva Santa Lucia e in molti paesi del Nord Italia i bimbi l’aspettano come fosse il 24. Il suo nome si lega alla luce (la luminosa, colei che porta la luce) e il suo recar doni qui è legato a questo aspetto, non alla sua storia di martire, come a Siracusa, la ‘sua’ città. E’ lei la prima scintilla luminosa nel tempo solstiziale, anche perché prima dell’introduzione dell’attuale calendario che nel 1582 ha cancellato 11 giorni, era questo il giorno più corto dell’anno.
La scintilla di luce è sostenuta anche da tutte le luminarie di finestre, strade, vetrine delle città di quella fetta di mondo che attende, attende una luce altra che sta per arrivare. E il 21 dicembre, raggiunta la sua minima declinazione, il sole si ferma (solstizio è sol ‘sole’ stat ‘si ferma’), inverte il suo corso e, alla prima alba dell’inverno, un suo raggio va a toccare il punto più interno di molti luoghi sacri megalitici (uno su tutti Newgrange, in Irlanda) segnando l’inizio di una nuova stagione di luce e riconoscendolo come un dio che feconda la (dea) Terra.

Stratificazioni di culture e tradizioni, spostamenti di calendario e sfasamenti tra tempo civile e tempo astronomico hanno arruffato un po’ le date, ma il Natale si colloca qui per scelta, non per computo, in linea con la celebrazione della nascita di una Luce solare e divina, principio della vita fisica e spirituale.
Quel profumo che scalda
Durante questo tempo dell’avvento, ovvero “la venuta della divinità nel suo tempio” come indicava anticamente questa parola, accendiamo candele per sostenere la luce fuori e dentro di noi e circondiamoci di mandarini e arance. Il loro colore accende la gioia (come i caki, che sono decisamente stagionali) e, quando fatti a fette, vedremo spuntare un sole coi suoi raggi. Il loro profumo sprigiona poi note che creano atmosfere in cui ritrovare il nostro senso di allegria e creatività.
Misterioso e solstiziale, pianta ‘donata dagli dèì’ perché cresce tra i rami e non ha radici, il vischio veniva reciso in questo periodo dai druidi con falcetti d’oro attenti che non cadesse a terra. Era per loro la pianta “che guarisce tutto” e porta fino a noi la forza di eroi e dèi di miti nordici e greci (è il virgulto d’oro dell’Eneide). Proviamo a non farlo toccare a terra nemmeno noi!
Anche l’agrifoglio era anticamente talismano protettivo per le sue foglie sempreverdi, pungenti e coriacee, mentre le belle bacche rosse, che durano tutto l’inverno, sono un vero dono in questa stagione senza fiori. L’agrifoglio è Holly, il rimedio di Bach che “apre il cuore e ci collega all’amore divino” donandoci una delle lezioni più spiritualizzate di tutto il sistema floreale. E’ un rimedio che amo assumere in questo periodo e amo anche regalare, come strenna per augurare tutto quello che la pianta porta con sé. I regali, a Natale, sono ‘gesti di luce’ e ce li scambiamo da tempi antichissimi (le strena, ovvero ‘presagi’ e ‘auguri’, sono usanza di epoca preromana) per augurare benessere all’arrivo di un tempo nuovo. Non perdiamo l’occasione per compiere un gesto d’amore…. Buona Luce!