Si fa voler bene ancor prima di cominciare, perché è facile amare la sua energia: quella vibrante di ogni inizio

Una volta Marzo era il primo e non il terzo mese dell’anno, che i Romani inauguravano sotto la protezione e l’energia fecondante di Marte, dispensatore della forza di volontà che genera l’azione. Quando arriva nell’emisfero boreale, Marzo – o Marte?- risveglia l’impeto e l’accelerazione che spingono ogni vita nascente a bucare il guscio protettivo della gestazione.

Ci vuole una potenza enorme a uscir da un grembo, a rompere l’involucro dall’interno, a venir fuori dalla crosta della terra: è un momento ricco di potenzialità, forza e al contempo di vulnerabilità. Il simbolo dell’Ariete, primo segno dell’anno astrologico, lo rappresenta benissimo. Vediamo due corna, uno zampillo o un tenero germoglio?
La forza vitalizzante del verde
Nel ritmo circolare del calendario solare, marzo è tradizionalmente tempo di Quaresima, che racchiude nel simbolismo del 40 un tempo ‘biblico’ di pena, catarsi e anche di prova della propria integrità, spirituale o fisica: sono 40 i giorni del Diluvio, quelli trascorsi da Mosè sul Sinai prima di ricevere le Leggi e di Gesù nel deserto e si chiama quarantena, come oggi ben sappiamo, ogni periodo di isolamento.
Possiamo intendere la Quaresima anche più prosaicamente come la salutare depurazione primaverile, quel ‘cambio d’abito’ che coinvolge corpo, mente e spirito. Affidiamoci a un esperto del benessere per un programma su misura e attingiamo soprattutto alla farmacia delle erbe e alle verdure marzoline più verdi: asparagi, agretti, carciofi, lattughe e indivie…
Il verde delle piante è clorofilla, direttamente coinvolta nel meraviglioso processo della fotosintesi, e scorre nelle piante come il sangue nel nostro corpo. La sua composizione chimica è simile all’emoglobina e assumere clorofilla significa principalmente fortificare il sangue, ossigenandolo.
La depurazione dovrebbe contemplare anche brevi atti di digiuno, perché la rinuncia mette a nudo bisogni e dipendenze e riduce inoltre lo spessore del guscio che la nostra energia vitale, rigenerata, romperà nella personale ‘rinascita’.
Alleiamoci con il verde dedicandoci al foraging, pratica ora molto in voga -e che mia nonna chiamava candidamente “andare a raccogliere le erbe dei campi”- imparando a ri-conoscere qualche fogliolina di tarassaco, il cui amaro sveglia fegato e digestione, o la marziana ortica, che alcune nonne sagge portano ora in tavola dicendo che “cambia il sangue” (sì, lo purifica) e assimiliamo dalla comunissima piantaggine mucillagini lenitive e rinfrescanti insieme alla lezione di come risollevarsi dopo esser stati “calpestati”. Le erbe selvatiche mangerecce sono numerose, ora così tenere e piene di nuova linfa che ne bastano poche foglioline per arricchire l’alimentazione di qualità curative.

Il primo sguardo sulle cose
L’appuntamento ‘cosmico’ del mese è il 20, giorno dell’equinozio di primavera e occasione per riflettere sull’equilibrio delle forze ora in atto e sull’energia degli inizi.
Marzo è per l’anno solare quello che l’alba è per il giorno: la prima luce, il primo tempo (printemps in francese è primavera) e mi piace vivere questa ri-partenza con l’atto del “primo vedere”, la capacità di stupore che è apertura feconda di nuova conoscenza.
Apriamoci alla meraviglia incontrando le impavide pioniere della stagione ai suoi inizi, ovvero le primule e riconosciamo nelle gemme sui rami la manifestazione della genesi. Poi, alziamo gli occhi al cielo in cerca della prima rondine, rimanendo nella proverbiale saggezza di non aver fretta: una sola non fa primavera.
pubblicato anche qui, qualche primavera fa